di Franco Bomprezzi
Non hanno esitazioni nel parlare di sentenza storica: Anffas e Fish esultano adesso dopo aver letto le determinazioni del Tar del Lazio che il 9 aprile scorso ha accolto quasi interamente la tesi delle due associazioni, convinte che negli anni dei controlli straordinari disposti dall’Inps sotto il titolo di “caccia ai falsi invalidi” si siano operati gravi abusi nei confronti delle persone con disabilità vera, in particolare disabilità intellettiva, ma non solo. L’Inps è stata condannata e di fatto, a questo punto, è in discussione un intero biennio di controlli e di cifre non corrispondenti alla realtà dei fatti. Esattamente quello che da tempo avevamo scritto anche in questo blog. Non è infatti in discussione, diciamolo subito, la legittima e doverosa ricerca di truffe o di false certificazioni di invalidità inesistenti: una ricerca che, peraltro, vede in prima linea soprattutto le forze di polizia giudiziaria, non l’Inps. Ciò che è avvenuto, in nome della sacrosanta lotta alle false invalidità, è stato invece un abuso di posizione dominante e un mancato rispetto dei diritti delle persone con disabilità e delle procedure corrette di verifica.
Il Tar analizza e contesta una serie di circolari amministrative dell’Inps che nel corso degli anni hanno di fatto alterato le regole, non prevedendo, ad esempio, nelle commissioni di verifica straordinaria (quindi non nella sede originariamente preposta alle certificazioni e alle revisioni, ossia l’Asl) la presenza di un medico specialista in rappresentanza delle persone con disabilità intellettiva. In questo lungo periodo di illegalità, perché di questo alla fine si sta parlando, è avvenuto di tutto, compreso il conteggio arbitrario delle pensioni revocate o riviste come se fossero altrettante situazioni di falsa invalidità.
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